Maimonide e il Saladino: cura e pace, un binomio inscindibile
Vi fu un periodo nel Medioevo spagnolo attraversato dall’intensificarsi di intrecci scientifici e culturali di immensa portata. Aree urbanizzate, come quella di Cordova, denominata “Luce dell’Andalusia” tra il IX e l’XI secolo furono caratterizzate da una temperie culturale e sociale in cui il dogmatismo dei principi islamici era controbilanciato da una soglia elevata di tolleranza nei confronti ti di ebrei e cristiani e da altrettanto elevati livelli di scambio e di dialogo interculturale tra mondo Ebraico, Cristiano ed Arabo. Ciò era tanto più evidente per una branca del sapere- la medicina- che si valeva di una casta professionale di medici ebrei che nel califfato consolidavano una tradizione di moderazione e saggezza ad un tempo terapeutica, umana e sociale, sostenuta da una profonda e consolidata visione e pratica religiosa.In questo periodo seppure di non lunghissima durata regnò la pace e con essa si intensifico il benessere della popolazione che riguardò l’ anima e il corpo. Vennero creati luoghi di accoglienza e di cura in cui si praticavano le arti, la musico-terapia, la terapia degli aromi e dei profumi , si studiò e si diffusero scuole dedicate, spesso create in giardlni profumati e luoghi di preghiera, al sapere medico utilizzando l arte raffinata della traduzione. In questa breve età dell oro visse Mose Maimonide discendente da un’antica famiglia rabbinica. Il Padre era giudice del tribunale rabbinico, astronomo e matematico. Da Lui Maimonide apprese insieme l’amore per le scienze e lo studio della Torà e del Talmud e cosi divenne filosofo, poeta medico scienziato grande conoscitore della lingua e della cultura araba. Il brusco dissolversi di questa temperie nella morsa delle invasioni berbere dal Magreb e della reazione islamica alla riconquista cattolica, costrinse Maimonide e la sua famiglia a numerose peregrinazioni nelle diverse aree del Mediterraneo fino a quando, a seguito di una drammatica vicenda familiare- la morte del fratello e la perdita del patrimonio in un naufragio- approdo in Egitto- a Fustad, parte vecchia del Cairo, dove Maimonide si concentrò soprattutto sugli studi e la pratica medica divenendo ben presto il medico del Saladino, fondatore della dinastia degli AYYUBIDI e di tutta la sua corte in un momento in cui in una vasta area che comprendeva Egitto, Palestina, Siria e Alta Masopotamia si conobbe un’atmosfera di pace e potè diffondersi grazie alla fama raggiunta da Maimonide un’ attenzione crescente rivolta alla cura della popolazione, al di là delle differenze linguistiche religiose e di status economico e sociale Al centro della visione che animava l’ operare di Maimonide era un approccio all pratiica medica che aveva al centro la PERSONA intesa come unità di anima e di corpo e ispirata da una filosofia dell armonia e dell attenzione a difendere la salute, potenziando la cura dell’anima, cioè la dottrina della medietas, insieme a quella del riequilibrio, della restituito, tenendosi lontani dagli opposti estremi, l’interventismo terapeutico e l’astensionismo. Il principio ebraico della giustizia riequilibratrice è al centro dell’operare di Maimonide. In una una delle pagine più belle tra i numerosi scritti di Maimonide possiamo leggere la preghiera quotidiana del medico da cui traggo alcune citazioni con l auspicio che L universo del sapere Maimonideo e della sua matrice di cura e di pace diventi patrimonio condiviso nella società del presente e si diffonda soprattutto tra i giovani medici :“in colui che soffre- scrive Maimonide- concedimi di vedere solamente l’essere umano. Illumina la mia mente perché veda con chiarezza ciò che le sta davanti intuisca ciò che è assente o nascosto. Fa che possa riconoscere ciò che è visibile, ma non permetterle di arrogarsi il potere di vedere ciò che non può essere visto. Delicati e infiniti sono infatti iconfini di quella grande arte che è la cura della vita e della salute delle tue creature”. Non é sorprendente che a questa visone Maimonide associasse l’umiltà “Se qualcuno più saggio di me volesse migliorarmi e consigliarmi, fa che a mia anima segua con gratitudine la sua guida; perché vasta è la nostra arte” riconfermando cosi le parole del profeta Geremia. Il pericolo più grande dell’operare del medico é curare “le ferite del popolo solo in superficie, dicendo pace pace, dove pace non c’é”.